IO E VALERIA - Bolzano Trasgressiva

IO E VALERIA - Bolzano Trasgressiva

IO E VALERIA

Io e Valeria ci eravamo lasciati poche settimane prima, dopo 10 anni, di cui 5 di convivenza.
Diceva di non amarmi più, che era cambiato tutto, che tutte le delusioni subite e il mio comportamento non avevano fatto altro che far sparire l’amore, allontanandola da me e dal desiderio di un futuro insieme.
Come se l’amore possa essere cancellato così, come se niente fosse, semplicemente passandoci sopra una spugna.
Mancava la voglia di riparare quel vaso ormai rotto.

Da allora, dopo una breve convivenza forzata, abbiamo vissuto le nostre vite separatamente.
In realtà, vuoi per le amicizie ormai condivise, vuoi perché la nostra era una piccola città, ci si vedeva frequentemente, ed entrambi ci sforzavamo di fare finta di nulla, finta di stare bene da soli quando dentro invece soffrivamo, ognuno a modo proprio.
Apparentemente vivevamo la nuova vita da single con trasporto ed entusiasmo, immersi nel lato godereccio dell’estate in litoranea, tra locali, alcool, nuove amicizie, flirt e scopate con sconosciuti di cui non ci importava nulla.
Eravamo decisi a vivere le nostre esistenze appieno, con un sentimento reciproco di rivalsa l’uno nei confronti dell’altra, inebriati da quella nuova vita che si apriva dinanzi, tutta da gustare.

In verità le cose erano ben diverse, non si poteva mentire a sé stessi, e il dolore e il rammarico, almeno inizialmente, affioravano intensamente.
Capitava di vedersi a vicenda in compagnia di altre persone, intenti a vivere le varie situazioni che si presentavano, che fossero uscite a cena, serate ad alto tasso alcoolico in discoteca ballando appiccicati a partner rimorchiati o semplici chiacchierate in spiaggia con amici.
Questi incontri non facevano altro che agitare il cuore e la mente di entrambi, ancora sottilmente legati da quel filo trasparente ma indissolubile che lega due persone legate da un rapporto profondo, intimo, da non poter essere mai veramente spezzato.
Provavamo ad ignorarci, ad ostentare una apparente felicità, ma tutto quello che davvero succedeva era che pensavamo continuamente all’altra persona, dal vivo, sui social, durante i discorsi con gli amici.

Col passare delle settimane però il risentimento ha fatto posto alla malinconia, la voglia di rivalsa si è trasformata in voglia di stabilità emotiva, di riconquistare una pace interiore che possa proteggere il Sé: era l’istinto di sopravvivenza.
E così, poco alla volta, quegli incontri erano occasioni per parlare un po', dapprima timidamente e con un certo disagio, poi via via sempre più sciolti, ricordando i vecchi tempi con quella complicità che ci univa, mai abbandonata.
A volte ci si scambiava qualche messaggio prima di dormire, ritornando ad una quotidianità che ci apparteneva; altre volte ci si scambiava un favore, un passaggio per la stazione, un souvenir di ritorno da un viaggio, come a dirsi “ti penso”.
Succede quando ci si vuole ancora bene, quando non si può fare a meno di apprezzarsi reciprocamente, di stimarsi.

Da alcune settimane vivevo in un appartamentino affittato vicino il centro, 50 mq in un piano ammezzato, di quelli che potremmo definire garçonnière, una dimensione che a me stava benissimo poiché facile da pulire, già ammobiliato e riservato.
Quella sera ero tornato a casa da una serata ad alto tasso alcolico e sessuale, un appuntamento con una bellissima ragazza separata da poco, conosciuta tramite FB, che senza giri di parole mi aveva invitato ad uscire. Incontro sulla spiaggia al tramonto, stesi su un telo, quattro chiacchiere, una bella pomiciata e una scopata selvaggia tra la macchia mediterranea con i passanti che sfilavano ignari sul litorale della località balneare, il tutto coronato da un inaspettato quanto spettacolare ingoio dopo lunga fellatio.

Sdraiato sul letto, stanco ma ancora su di giri, ricevo un messaggio di Valeria.
Rispondo subito, e dopo un po' di chiacchiere su vari argomenti mi chiede come stessi. Le scrivo che stavo bene, che era carina a chiedermelo e ricambio la domanda, alla quale però mi risponde inaspettatamente che, invece, lei non stava bene, non mentalmente ma fisicamente.
Dopo un primo momento di preoccupazione, mi dice che non aveva nessun problema di salute, ma semplicemente…era in astinenza, astinenza da sesso.
Saranno stati gli ormoni che ballavano dentro il suo corpo, ma ha iniziato a scrivere che non andava a letto con qualcuno da più di un mese, che non provava interesse per nessuno e che nessuno era riuscito ad accendere in lei la scintilla del sesso, nonostante avesse frequentato molti uomini.
Aveva voglia di scopare, aveva terribilmente voglia di un uomo dentro di lei.
Mi confessa che si stava bagnando anche in quel momento, solo a digitare sulla tastiera dello smartphone quelle frasi. Le ho detto, quasi con distacco, che poteva sempre masturbarsi, magari con quel vibratore che le avevo regalato l’anno prima, quello con cui abbiamo giocato qualche volta insieme ma mi ha risposto che lei non amava usarlo da sola, semplicemente non praticava la masturbazione, lei concepiva il sesso solo con altre persone e come completamento di sé attraverso un altro uomo.
La mia mente ha cominciato a viaggiare, Valeria mi ha sempre molto attratto fisicamente, anche ora dopo anni lei non è mai cambiata, stesso meraviglioso e stretto sedere, su un fisico minuto ma tonico e sempre allenato. In più, qualche mese prima della fine della nostra relazione, dopo anni di risparmi si era regalata un paio di tette quarta misura che hanno alzato la sua carica sessuale a livelli altissimi.
Purtroppo, non ho potuto godere tutto ciò se non per pochissime volte; col senno di poi, avrei dovuto capire che erano un segno della crisi del nostro rapporto, uno di quelli che lanciano molte donne quando desiderano cambiamenti nella propria vita, ma che spesso finiscono solo per accettarla passivamente, vivendo con le proprie frustrazioni e accontentandosi di un nuovo colore o taglio di capelli.

Cogliendo la palla al balzo, ormai con un’erezione violenta, ho iniziato a nominare amici, conoscenti o ex con cui sapevo era stata in quei mesi, dicendole che avrebbe potuto andare con loro, tanto ero sicuro che le sarebbe bastato schioccare le dita per ottenere quello che voleva.
Alla fine, mi scrive quello che avrei voluto leggere dall’inizio, ovvero che se doveva farlo con qualcuno solo per sfogarsi, allora tanto valeva farlo con me, con cui avrebbe avuto quel trasporto emotivo che le mancava. Con me sarebbe andata sul sicuro, perché io sapevo quello che le piaceva e perché il sesso tra di noi è sempre stato coinvolgente e molto animalesco.
Valeria era per il sesso duro e puro, preferiva essere schiaffeggiata e insultata che coccolata, adorava provocarmi e portarmi al limite, vedere nei miei occhi quello sguardo che nasceva dalla passione rabbiosa, perché sapeva che così l’avrei fatta godere ancora di più. Non si accontentava di fare l’amore, lei voleva il sesso in tutte le sfumature, voleva provare le cose che sognava di notte e mettere in pratica le nostre fantasie più recondite.
Tutto questo a me è sempre piaciuto terribilmente, le nostre sessioni erano lunghe e sudate, condite con il pepe delle voglie, dei racconti e desideri di entrambi.
Le scrivo perciò che sono lusingato e contento di leggere quelle parole, ovviamente accetto con entusiasmo, senza far trasparire la mia voglia, semplicemente assecondandola.
La invito da me nei giorni successivi, dopo il suo turno di lavoro, a bere un bicchiere di vino e ci accordiamo per il giorno dopo, avrebbe finito il turno a mezzanotte e sarebbe passata direttamente.

L’indomani mattina mi alzo tardi, prendo il telefono e la vedo online, aprendo la chat scopro che mi ha inviato una foto con un emoji, si era fatta un autoscatto in topless per me corredata dell’impronta delle labbra rosse, e su una tetta aveva scritto col rossetto il mio nome. Quel giorno il mio alzabandiera mattutino fu esemplare!
Sono andato in bagno, ho sfilato gli slip che era l’unica cosa che indossavo la notte, e ho ricambiato con una foto di me nudo allo specchio, in posa indicando il mio pene eretto e le ho scritto semplicemente che era colpa sua.
Siamo andati avanti stuzzicandoci tutta la giornata, con foto esplicite, frasi sconce ed emoji allusivi. La mia eccitazione era a livelli massimi, sono andato al mare per sbollire un po’ e rilassarmi quando mi arriva un messaggio su Messenger, era Graziana, la bella bionda separata che mi invitava ad un aperitivo pomeridiano, ma mi avvertiva che aveva il ciclo e che quindi non potevamo divertirci come avevamo fatto il giorno prima.
Decido di accettare, Valeria sarebbe venuta da me sul tardi, quindi avevo il tempo di organizzarmi. Casa, doccia e via in un locale sulla litoranea, un baretto sulla spiaggia tranquillo, dove lei già mi aspettava in semplice vestitino a fiori e sandali, come una ragazzina in tutto il suo splendore.
Dopo un cocktail leggero e due stuzzichini mi ha detto che voleva andare in auto e farmi un pompino, voleva assaggiarmi di nuovo perché era super eccitata. Così abbiamo salito le scale fino al parcheggio, entrando nella mia auto, ma mentre giravo la chiave per accenderla lei mi ha preso la mano e l’ha bloccata, spegnendo il motore e abbassando subito il mio sedile.
D’istinto ho guardato intorno per vedere se fossimo osservati, ma avevo parcheggiato vicino ad una villa che ci proteggeva dalla vista dalla strada; quindi, ero abbastanza tranquillo che nessuno potesse vederci se non chi percorreva la via laterale allo spiazzo. I miei timori invece non sfioravano minimamente lei, che si è subito prodigata.
Mi ha sfilato velocemente i bermuda che indossavo e si è fiondata sul mio pene che non era ancora completamente eretto, ma sorridendo in segno di approvazione lo ha preso nel suo caldo palmo.
Per i successivi quindici minuti non ha più parlato, concentrandosi sul suo giocattolo e limitandosi a guardarmi con i suoi profondi occhi celesti. Ancora oggi ammetto che è stato il lavoro di bocca più bello che abbia mai ricevuto, le piaceva succhiare e tenerlo tutto dentro e si vedeva, ma in quel momento non ero pronto a quello che sarebbe successo da lì a poco.
Sono rimasto estasiato quando ha iniziato a spingersi il mio cazzo fino in gola per due minuti buoni, riempiendolo di saliva e con esso tutto il suo viso ed i capelli, lasciandomi tutto l’inguine e il ventre bagnati.
All’improvviso si è fermata, riprendendo fiato e ho guardato esterrefatto i suoi occhi che ora erano come in trance, circondati dal suo volto arrossato. Il suo vestitino scollato era parzialmente sceso giù, scoprendo il seno piccolo ma con un capezzolo incredibilmente lungo e turgido. Respirava velocemente ora, cercando di riprendersi dallo sforzo fatto; l’immagine di quell’istante, fermata come una polaroid nella mia testa, era la cosa più sexy che potessi vedere.
Ormai la mia eccitazione aveva raggiunto l’acme, ero pronto a venire ma evidentemente lei non era d’accordo. Sempre guardandomi dritto negli occhi si è tolta il vestitino ormai scivolato sui fianchi, gli slip, si è girata di spalle mettendosi a carponi sul suo sedile che aveva reclinato e mi ha invitato a mettere il mio cazzo dentro.
Ero confuso, mi aveva detto che aveva il ciclo e che non avremmo potuto farlo, la cordicella del Tampax che spuntava dalla sua fica esposta me lo stava sottolineando, poi la lampadina si è accesa: lo voleva nel culo! Non avremmo potuto farlo COME il giorno prima, mi aveva detto, ma non che non lo avremmo fatto… Non appena realizzato quello che stava per accadere, mi sono spogliato completamente, ho preso in mano il pene ancora pieno di saliva e mi sono posizionato dietro di lei.
Ho abbassato il suo sedere fino a far toccare i suoi talloni e le sue natiche, così da avere la giusta visione e ho iniziato a leccare il suo buchino, come se stessi mangiando un gelato dal cono. L’ho sentita sussultare (anche lei non vedeva l’ora) così ho spinto la punta della lingua dentro, dapprima con difficoltà ma quando lei ha iniziato a rilassarsi ho potuto spingerla completamente, cominciando a scoparla così, semplicemente con la mia bocca.
È bastato poco per iniziare a farla gemere, da sotto ha allungato la sua mano tra le gambe e si è infilata l’indice e il medio già bagnati nell’ano, facendoli roteare dentro e allargando il buco ancora di più, ho aggiunto un altro dito alle sue e quando ha inarcato il culo verso l’alto ho capito che era pronta.
Il mio cazzo si era un po' asciugato, così l’ho inumidito di nuovo con la mia saliva e l’ho appoggiato tra le sue natiche, ha iniziato a muoversi strofinandosi sotto il mio membro, in una sorta di danza che aveva su di me un effetto ipnotico. Non riuscivo a staccare gli occhi da quel bel culo invitante che desiderava il mio membro ora durissimo, avevo bisogno di penetrarla, di accontentare lei e me.
L’ho afferrato e l’ho guidato verso il centro, il glande è entrato dentro con una piccola spinta, dopodiché mi sono fermato qualche secondo per capire se le facevo male. Con un gesto veloce si è sollevata da sotto, inarcando la schiena, e si è infilata il cazzo completamente dentro, facendolo sparire magicamente.
Le mie palle ora toccavano la sua fica, potevo sentire la cordicella penzolante che le solleticava, mentre entrambi assaporavamo la posizione e le sensazioni. Lentamente si è abbassata mostrando nuovamente il mio membro bagnato, per poi rialzarsi velocemente e risucchiandolo dentro di sé.
Per alcuni minuti ha continuato a scoparmi così, aumentando sempre più il ritmo e la forza, spingendosi ancor più velocemente e violentemente contro di me. Non facevo nulla se non guardarla, colpendole le natiche con le mani e tenendole allargate, ormai ero rapito dal suo movimento e dalle sensazioni che il mio pene mi dava, i miei terminali nervosi erano in tilt, la mia mente completamente concentrata a godersi il culo di quella donna così eccitata ed eccitante.
Sono trasalito quando l’ho sentita gridare nel momento in cui si è fermata, spingendosi forte il mio cazzo dentro, in preda ad un orgasmo fortissimo. I muscoli del suo ano si contraevano a ritmo di quelli della sua fica e il suo corpo tremava in maniera incontrollata; mi godevo quello spettacolo esclusivo mentre il suo viso era sepolto nello schienale del sedile, coperto dai capelli biondo cenere.
Tutto ciò mi ha condotto al limite, avevo resistito per troppo tempo ed ora era il mio turno. Mentre lei ancora tremava in preda agli ultimi e lunghi spasmi della sua vagina, ho iniziato a muovere l’asta fuori e dentro di lei, facendola sospirare, prolungando il suo climax e portandomi rapidamente al mio. Mi sono piegato in avanti, appoggiandomi con tutto il mio peso sulla sua schiena e sono venuto dentro il suo culo, schizzando il mio seme in profondità mentre lei contraeva involontariamente l’ano alla base del mio pene, accentuando il piacere e prolungando la sensazione.

Dopo lunghi minuti di riposo, ognuno sdraiato sul proprio sedile, ci siamo scambiati un bacio appassionato, con le nostre lingue che si sono intrecciate lentamente, come a volerci ringraziare l’un l’altra per quello splendido sesso. Senza dirci null’altro che un ciao, ci siamo rivestiti e poi lei è scesa, dirigendosi verso il suo scooter, lasciandomi addosso la sensazione, poi rivelatasi sbagliata, che non l’avrei più rivista.
Ho acceso l’auto e sono partito verso la città, i pensieri vagavano tra quello che era appena successo con Graziana e quello che sarebbe successo più tardi con Valeria.

Intanto era arrivata ora di cena, sono tornato a casa e dopo un panino veloce ho messo un po' d’ordine, la mia ospite tanto desiderata sarebbe venuta da lì a poco.
Avevo il tempo di farmi una doccia rilassante, anche se il mio membro ancora barzotto mi comunicava che il divertimento non era ancora finito e che quindi non era il caso di rilassarsi troppo.
L’attesa l’ho ingannata con un bel bicchiere di vino rosso un paio di amari dopo il pasto, il che mi hanno portato al giusto stato di benessere alcoolico, ideale per far cadere quel minimo di inibizioni che avrebbero potuto presentarsi.

Il messaggio mi arriva tardi, ben oltre la mezzanotte, lei era sotto casa mia e mi chiedeva di aprirle il portone. Quando appare sulla soglia della porta già aperta, resto un momento a contemplarla: indossava degli shorts neri cortissimi che non lasciavano nulla all’immaginazione, un top dorato altrettanto ridotto che strizzava le sue tette quarta misura nuove di zecca, tacchi a spillo e capelli raccolti in una coda alta. Un abbigliamento che avrebbe costretto qualsiasi uomo che avesse incontrato, nessuno escluso, a guardarla e desiderarla, non c’erano dubbi!
Dopo qualche secondo di silenzio la saluto con un lungo bacio sulla guancia e la invito ad entrare e sedersi.
Avevo già preparato due calici e una bottiglia di primitivo dolce sul tavolo, sapevo bene che le piaceva e infatti lo ha accettato volentieri, nonostante fosse palese che avesse già bevuto qualcosa prima di salire.
L’alcool ha creato la giusta atmosfera, abbiamo iniziato a parlare del suo lavoro, di lei e di me, abbiamo riso del tempo che fu e, in un momento di silenzio, d’un tratto, guardandola, l’ho invitata a sedersi su di me.
Abbiamo iniziato così a baciarci intensamente e sempre più appassionatamente, coinvolgendo non solo le nostre lingue ma anche i nostri corpi, toccandoci da subito nelle parti intime ed amplificando tutte le sensazioni fino al punto di non ritorno… Oramai non c’era altra possibilità che farlo, lo volevamo entrambi con la mente e soprattutto con il corpo.
Le ho tolto il top e il reggiseno, lasciando in bella mostra il suo seno prosperoso, di cui ho subito approfittato. Le sue tette erano fantastiche, sode e perfette, le ho preso in mano massaggiandole e pizzicandone i capezzoli, ottenendo in risposta una serie di gemiti che mi hanno acceso ancora di più.

Prendendola in braccio l’ho portata in camera, l’ho adagiata sul letto e le ho sfilato rapidamente gli shorts: con mia sorpresa non indossava l’intimo! La vista diretta della sua fica rasata e liscia, che faceva intravedere il rosa intenso delle piccole labbra, ha avuto un effetto immediato sul mio membro, oramai sul punto di strappare i miei bermuda, desideroso di uscire dagli slip troppo stretti.
Mi sono spogliato della maglietta e dai pantaloncini con un gesto veloce ma lei, ancor più velocemente si è seduta sul letto ha preso il mio cazzo in bocca, cominciando avidamente a succhiarlo e leccarlo.
Godendomi la scena dall’alto, ho assaporato le sensazioni per nulla nuove ma che avevo dimenticato: Valeria era abilissima con i pompini, le è sempre piaciuto tenerlo in bocca, avere il controllo su un uomo.
Si poteva dire che era una sua passione e la viveva con tutto il trasporto che una passione implica.
Adorava portarti al culmine e poi fermarsi, cambiare ritmo o usare solo le mani o la lingua, anziché tutta la bocca, non per prenderti in giro ma per chiarire che era lei che comandava il gioco, perlomeno quello orale.
D’un tratto, senza interrompere la fellatio, si è voltata verso lo specchio che era sulla parete laterale e che ci inquadrava perfettamente, godendo a sua volta la vista eccitante della propria testa che si muoveva avanti e indietro sulla mia asta, dei suoi movimenti ritmici, come la scena di un film porno in cui i protagonisti eravamo noi.
Non volendo avvicinarmi all’acme, almeno non in quel momento, ho deciso di indietreggiare e così facendo il mio cazzo è uscito dalla sua bocca, nella quale era immerso quasi completamente, accompagnato dal rumore della saliva e da un respiro profondo di Valeria, piuttosto sorpresa dal mio movimento.
Senza nemmeno attendere il suo sguardo interrogativo, l’ho fatta alzare e ci siamo avvicinati allo specchio.
Ora il contatto visivo tra noi avveniva attraverso quella lastra lucida, guardavamo i nostri occhi e i nostri corpi nudi riflessi dalla luce, come se fosse un’altra stanza in cui due amanti si esibivano.
L’ho spinta sulla superficie fredda e liscia e, tenendola bloccata in quella posizione, le ho infilato bruscamente due dita nella sua vagina, facendola sussultare e bagnare ancora di più.
Ho mosso dentro e fuori le dita velocemente, producendo un osceno rumore dovuto ai suoi succhi sulla mia mano e facendola gemere dal piacere, ma mi sono fermato quando ho sentito che si avvicinava all’orgasmo, limitandomi ad una carezza sulle grandi labbra.
Ho continuato per un po’ a tormentarla così, alternando colpi e carezze, ripagandola con la sua stessa moneta.
La sua eccitazione era diventata troppa per lei, sentivo la sua delusione ogni volta mi fermavo, sentivo che ogni volta era sempre più bagnata ma non mi importava, dovevo farla soffrire perché so che questo avrebbe portato il sesso ad un livello più alto.
Quando mi sono stancato di giocare con la mano ho deciso di sostituirla con il mio cazzo, penetrandola senza dirle nulla ma semplicemente alzandole una gamba mentre mi appoggiavo a lei, in piedi.
Ho martellato la sua fica con colpi forti e secchi, mentre le dicevo nell’orecchio le parole sporche che tanto amava sentire.
La mia bella troia era tornata a farsi fottere dal suo cazzo preferito, le ripetevo.
Una puttana non poteva stare lontana dal suo padrone, mi rispondeva.
Quando i suoi gemiti si sono trasformati in grida, ho capito che era arrivata al limite e che il gran finale era pronto.
Ho estratto il mio pene e la mia lingua ha preso il suo posto dentro di lei, inginocchiandomi con la sua gamba sinistra sulla mia spalla destra, così da sostenerla ed avere un accesso totale.
Con la mano sinistra ho bagnato il pollice nella sua vagina inzuppata e poi l’ho strofinato sul perineo fino a raggiungere il buco posteriore, forzandolo facilmente.
Muovendo a ritmo dito e lingua in pochi secondi il suo orgasmo è arrivato.
Valeria è esplosa come un geyser che non lanciava da mesi il suo getto d'acqua bollente dalle profondità della terra, colpendomi in faccia con il suo liquido caldo e acre.
Ho aperto la bocca e ne ho preso il più possibile, ma era troppo quello continuava ad uscirne fuori.
Ho ingoiato tutto il succo caldo che potevo, il resto scendeva sul mio mento e lungo il mio collo, mentre il fiotto rallentava fino a diventare un rivolo.
Il mio viso era fradicio, così come il mio petto, e il pavimento tra le sue gambe ora aveva un'enorme pozzanghera.
Il corpo di Valeria stava tremando per il suo orgasmo travolgente e le sue sottili urla ritmate si erano infine trasformate in respiro affannoso.

Mi sono alzato in piedi e le ho preso il viso con una mano, girandolo verso di me e baciandola, così da mischiare le nostre salive ed i suoi umori.
Adoravo quando mi veniva addosso, sentire il suo liquido caldo sulla mia pelle era una sensazione che pochi uomini possono dire di aver provato, per questo motivo ho sempre pensato di essere tra quei pochi fortunati.
Ho preso un paio di asciugamani dal bagno e sono tornato da lei, l’ho pulita per bene ed ho pulito anche me, poi mi sono occupato del pavimento, c’era davvero una quantità di liquido esagerata, ci sono voluti entrambi gli asciugamani per raccoglierla.
Dopo averli gettati direttamente in lavatrice, mi sono voltato verso Valeria che mi aveva seguito nella cucina, avevo appena iniziato con lei e la voglia di scoparla era davvero tanta.
L’ho presa per i fianchi e l’ho alzata facendola sedere sul tavolo, le sue gambe spalancate, ognuna su una sedia ai miei lati, incorniciavano la sua vulva ancora aperta e bagnata.
Ho posizionato il glande tra le piccole labbra e ho spinto, lentamente e profondamente, finché la mia asta non era completamente dentro di lei.
Entrambi eravamo con lo sguardo fisso sul punto in cui i nostri genitali si toccavano, rapiti dalla visione eccitante come due adolescenti.
Il ritmo delle mie spinte era sempre più veloce, mentre i suoi gemiti lo accompagnavano, perfettamente sincronizzati.
Ho rallentato e mi sono fermato più volte, non volendo ancora venire e desiderando assaporare fino in fondo quell’incontro, nel timore che non si sarebbe potuto ripetere.
Quando l’ho fatta scendere dal tavolo strattonandola ha squittito, probabilmente perché non si aspettava il gesto improvviso e perché il mio membro era uscito da lei repentinamente.
Come se fosse una bambola l’ho girata di spalle e spingendo con una mano sulla schiena e l’ho piegata sul lavabo, sul quale lei si è appoggiata con gli avambracci.
Ora avevo una vista del suo bel culetto stretto e non ho resistito a baciarlo, centimetro dopo centimetro, per poi passare la mia lingua tra la fessura fra di esse, dall’ano alla fica e viceversa, in un andirivieni che l’ha fatta gemere ancora.
Una volta in piedi, l’ho schiaffeggiata su entrambe le natiche, in maniera alternata per due, tre, quattro volte.
Ogni schiaffo era un sussulto, un gemito tra dolore ed eccitazione.
Il mio cazzo sobbalzava, doveva entrare in lei, così l’ho assecondato, spingendolo subito dentro.
La risposta non si è fatta attendere, ho sentito crescere il calore nelle mie palle, il sangue affluire dentro il mio pene rendendolo quasi dolorante, dovevo venire subito…
Pochi colpi sono bastati per raggiungere lo scopo, liberando la mia mente da qualsiasi pensiero nella nebbia dell’orgasmo, mentre con uno schizzo dopo l’altro il mio cazzo piantato fino in fondo liberava il carico di seme dentro Valeria.
Le mie mani afferravano il suo culo saldamente, le mie gambe spingevano verso l’alto ed ogni spinta, con una scossa, faceva fuoriuscire tutto lo sperma nel suo canale vaginale.
Quando anche l’ultima goccia fu sgorgata, ho fatto un passo indietro, lasciandola nella posizione in cui l’avevo scopata così ruvidamente e presentandomi la sua nudità: il liquido bianco colava dalla sua fessura aperta, il culo era arrossato dai colpi ricevuti, la testa girata lateralmente e piegata sulle braccia. Mentre mi guardava lo potevo vedere, in quel momento lei era totalmente sottomessa e soddisfatta di esserlo!

Ma non era ancora finita.
Si è alzata in piedi avvicinandosi a me, la sua mano ha raggiunto il mio pene semirigido e lo ha avvolto, massaggiandolo con il mio liquido seminale che ne copriva ancora la punta.
Sedendosi su una sedia mi ha tirata a sé, ha guidato il mio cazzo verso le sue labbra e le ha aperte per riceverlo. Ha iniziato succhiare e a leccare i nostri succhi ormai mischiati da tutta l’asta, le ho detto che continuando così avrebbe potuto farmi venire di nuovo.
Non curandosi di quello che avevo detto e andando avanti col suo lavoro, ho capito che probabilmente lei lo aveva già deciso.
Gemette mentre gustava il mio cazzo di nuovo duro, con il suo sguardo fisso su di me. Il contatto visivo da solo mi ha fatto venire voglia di venire di nuovo, la guardavo mentre mi succhiava nuda su una sedia, con le gambe aperte e una piccola macchia di sperma tra di esse che scendeva fino al cuscino.
Stava succedendo di nuovo, pensavo che mi avrebbe fatto sborrare due volte nel giro di circa un minuto.
Mi stava succhiando come se stesse cercando di far uscire una pallina da golf attraverso un tubo da giardino. Scorreva la sua mano destra fino alla base della mia asta ad ogni colpo mentre prendeva il mio cazzo in profondità nella sua gola.
Allungando l'altra mano formando una coppa, mi sollevava le palle e mi solleticava il buco del culo con l'indice.
Sorpreso da questo gesto che non aveva mai fatto prima, ho chiuso gli occhi e ho avuto un brivido che è partito da dietro e si è propagato fino al glande.
Le ho urlato che sarei venuto di nuovo mentre aprivo gli occhi, la sua attenzione era tutta rivota al mio cazzo e gemeva tenendolo in bocca.
Il mio corpo fu invaso dal piacere mentre l'elettricità mi attraversava in ogni centimetro, iniziai a lanciare un getto dopo l'altro del mio seme caldo nella parte posteriore della sua gola.
Mi ha masturbato vigorosamente e velocemente con la mano mentre venivo, finché il mio orgasmo non si è placato.
Alla fine, ha succhiato tutta la lunghezza della mia asta, mentre la puliva fino all’ultima goccia di sperma e poi ha deglutito un’ultima volta, schioccando le sue labbra.
Il mio cazzo non era mai stato più soddisfatto come in quel momento.

Abbiamo trascorso la notte a letto, dormendo come bambini beati e contenti, ma prima abbiamo parlato per un po'.
Senza filtri e remore, ci siamo scambiati pensieri e racconti, intrecciando le nostre esperienze e le nostre mani.
Capitava spesso, quando stavamo insieme, di raccontarci delle nostre esperienze sessuali, dei nostri partner precedenti, di particolari intimi o dettagli anatomici, o ancora dei nostri feticismi, perversioni, desideri.
Quella volta non faceva eccezione.
Le ho detto di Graziana e di quello che avevamo fatto il pomeriggio, incalzandomi con domande su di lei.
Mi ha confessato che anche lei aveva sorprendentemente provato il sesso anale e che le era piaciuto tanto, descrivendomi quell’esperienza per filo e per segno, cosa che mi ha eccitato moltissimo.
Le avevo proposto invano per anni di farlo, ma la cosa non l’ha mai attirata particolarmente, forse per il timore che fosse doloroso, forse per altro.
Con la promessa che avrebbe fatto sesso anale anche con me, ci siamo abbandonati ad un riposo meritato e ai nostri sogni.

L’indomani mattina mi sono alzato prima di lei, le ho portato il caffè a letto e l’ho svegliata.
Mi ha ringraziato, lo ha bevuto e abbiamo iniziato a baciarci.
Avevamo ancora voglia l’uno dell’altra, così abbiamo ripreso da dove l’incontro si era interrotto.
Nudi, questa volta nella comodità del letto, le ho allargato le gambe e mi sono posizionato tra di esse, aprendo le sue grandi labbra con le dita ed appoggiando la lingua sul clitoride.
Un sussulto ed un suo gemito mi hanno fatto capire che era ancora eccitata da morire, la sua fica ha iniziato a bagnarsi abbondantemente mentre infilavo due dita dentro di lei, giocando con la lingua e roteandola intorno al suo bottone del piacere.
Quando ha iniziato a gemere più forte mi sono fermato, ho avvicinato il mio cazzo all’apertura spalancata dalle sue mani e con una spinta profonda l’ho penetrata, finché il mio glande non ha incontrato la fine di quel delizioso e umido passaggio.
A quel punto mi sono inclinato in avanti e sfruttando il mio peso l’ho spinto ancora più dentro e con la punta ho sentito la strettoia del suo utero nella quale si era insinuata.
Ormai era completamente dentro di lei, proprio dove volevo essere e da dove non sarei voluto andar via per un po'.
Facendo leva sulle gambe ho spinto fino a sollevarla dal materasso, per poi piegarle facendola ritornare giù.
Ho iniziato a ripetere il gesto più volte, in un ritmo sempre più deciso e veloce, il mio cazzo sepolto in lei che non voleva saperne di emergere.
Il movimento faceva sobbalzare il letto e sbattere la testiera alla parete, producendo un cigolio ed un rumore inequivocabili, il che portava aumentare la nostra eccitazione, mentre ci guardavamo consci e complici.
La foga delle mie spinte ha portato Valeria sul ciglio del materasso, il cuscino quasi del tutto a terra e la testa piegata all’indietro, in una posizione che non permetteva lei di guardarmi ma che consentiva me di assaporare quella sensazione di completa dominanza del partner. In quel momento ero il maschio alfa che possedeva la sua femmina, completamente accecato dal testosterone che guidava il mio cervello.
L’istinto primordiale dell’accoppiamento, puro sesso secondo natura.
Il suo orgasmo è arrivato improvviso, accompagnato da un grido acuto e dai suoi schizzi caldi sul mio pene, ben piantato in profondità.
Non è durato a lungo questa volta, anche la quantità del suo liquido caldo era poca rispetto alla sera precedente, ma è bastato per creare un’ampia macchia sulle lenzuola sotto di lei.
Placata l’ondata del suo piacere, ho ripreso a spingere freneticamente dentro di lei, sempre più forte e in pochi secondi sono arrivato anche io alla mia acme.
Rapidamente ho estratto il pene con una mano, sollevandomi verso di lei, e ho iniziato a sborrare.
Un lungo schizzo dopo l’altro si depositavano sulle sue tette, sul ventre, intorno al suo ombelico, mentre un grugnito usciva dalla mia gola in maniera animalesca ma liberatoria.
Lei ha preso a spalmarsi lo sperma cremoso dappertutto, le sue mani si massaggiavano i seni e il corpo come se fosse una lozione idratante dopo un bagno.
Non potevo fare altro che osservare quella scena così sexy, inconsciamente stavo imprimendo per sempre quel ricordo nella mia mente!

Dopo esserci lavati e aver mangiato qualcosa, ci siamo vestiti e siamo usciti dall’appartamento.
Dato che aveva parcheggiato lontano, mi sono offerto di accompagnarla con la mia auto che invece era davanti casa.
Appena entrati mi arriva un messaggio da Graziana, lo apro ma prima ancora di poterlo leggere Valeria mi prende il telefono, dicendomi maliziosamente che lo avrebbe letto lei.
In realtà non era un messaggio di testo ma un video, in cui mi augurava il buongiorno in costume da bagno, seguito da un ditalino di due minuti in mio onore, con tanto di parole oscene, venuta finale e bacio di arrivederci.
In quel momento ero a disagio, non sapevo come Valeria avrebbe reagito e onestamente mi sarebbe dispiaciuto se si fosse arrabbiata.
In realtà mi ha sorpreso anche solo il fatto che se lo sia visto tutto fino alla fine, la sua faccia mentre le immagini scorrevano rivelava il suo stato d’animo, a metà strada tra l’infastidito e l’interessato.
Dopo essersi gustata la visione mi ha semplicemente restituito il telefono e mi ha detto che potevamo andare.
Non volendo indugiare ancora, per mettere fine al momento ho avviato il motore e siamo partiti.
Quella è stata l’ultima volta che ho scopato con Valeria.

Ancora oggi ci incontriamo qualche volta, entrambi abbiamo un partner nella vita e ci vogliamo bene.
Ancora oggi, ogni volta che la vedo, vorrei farci sesso.
Ancora oggi, non l’ho mai scopata nel culo.

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